Welfare territoriale e sussidiarietà: Napoli al centro della riflessione sul futuro dello Stato sociale
Da Redazione
Novembre 03, 2025
La Sala Giunta di Palazzo San Giacomo ha ospitato la presentazione del Rapporto 2025 della Fondazione per la Sussidiarietà, intitolato “Sussidiarietà e… welfare territoriale”. L’incontro, dal titolo “Equità e sviluppo: il futuro dello Stato sociale”, ha riunito istituzioni, studiosi e rappresentanti del Terzo settore per un confronto sul modello di welfare italiano, tra criticità strutturali e prospettive di riforma.
Secondo l’analisi della Fondazione, Napoli è la città più attiva in Campania per investimenti sociali, con una spesa di 132 euro per abitante, superiore alla media regionale ma ancora distante dal dato nazionale di 147 euro. Un impegno che testimonia la volontà dell’amministrazione di rafforzare la rete territoriale del welfare, pur in un contesto di risorse limitate.
La voce delle istituzioni: equità, integrazione e continuità dei servizi
Il sindaco di Napoli, intervenuto in apertura, ha evidenziato la necessità di un welfare integrato, capace di attrarre nuove risorse e garantire continuità nei servizi: “Dobbiamo costruire una rete stabile e non a bando, in grado di dare risposte ai bisogni reali delle persone”. Le sue parole riflettono un’esigenza condivisa dai partecipanti all’incontro, che hanno sottolineato l’importanza di passare da un sistema frammentato a un modello coordinato e partecipato.
Nel corso del dibattito sono intervenuti, tra gli altri, Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, il giudice costituzionale Giovanni Pitruzzella, il direttore dell’IFEL Pierciro Galeone, la consigliera di Stato Laura Lega, la presidente della cooperativa sociale Dedalus Elena De Filippo e il presidente provinciale UNICEF Napoli Tommaso Montini. Vittadini ha richiamato la necessità di un nuovo patto sociale fondato sulla cultura della sussidiarietà: “Investire sullo Stato sociale non è solo un dovere verso i più fragili, ma un modo per costruire società più coese e sistemi economici più solidi. Serve più società e più Stato insieme”.
I dati e le sfide di un welfare da ripensare
Il Rapporto fotografa un sistema in affanno. La spesa complessiva per il welfare in Italia, pari a circa 620 miliardi di euro (30% del PIL), non riesce a garantire servizi adeguati: oltre due terzi dei cittadini che ne hanno fatto richiesta dichiarano di aver incontrato difficoltà di accesso. Le pensioni assorbono quasi la metà delle risorse, mentre alle politiche sociali – per famiglie, disabili e disoccupati – va meno del 20%.
La ricerca denuncia una crescente disuguaglianza territoriale: il 5% delle famiglie possiede il 46% della ricchezza nazionale, mentre quasi il 10% vive in difficoltà economica. Particolarmente vulnerabili le famiglie con persone disabili, di cui oltre un quarto è a rischio povertà o esclusione sociale. La frammentazione delle competenze tra Stato, Regioni e Comuni genera sovrapposizioni e inefficienze, aggravate dall’assenza di un sistema di monitoraggio dei bisogni e di valutazione della qualità dei servizi.
Tra le proposte avanzate dal Rapporto figurano la presa in carico personalizzata della persona, l’integrazione tra pubblico e Terzo settore, la creazione di centri territoriali per servizi coordinati e la valorizzazione del capitale umano attraverso formazione e investimenti mirati. Una visione che, pur consapevole dei limiti del sistema attuale, punta a restituire centralità alla persona e alle comunità come motore del benessere collettivo.
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