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Vomero, la crisi del commercio storico e la trasformazione del quartiere

Da Redazione

Ottobre 30, 2025

Vomero, la crisi del commercio storico e la trasformazione del quartiere

Per decenni il Vomero ha rappresentato uno dei poli commerciali più vivaci e riconoscibili di Napoli, un luogo dove botteghe artigiane, negozi di abbigliamento e librerie storiche convivevano con un tessuto urbano elegante e densamente popolato. Oggi, però, quella vitalità sembra aver lasciato spazio a un progressivo svuotamento delle attività tradizionali, sostituite da un mosaico di bar, pizzerie e ristoranti che occupano gran parte dello spazio pubblico con dehors e tavolini all’aperto.

Dal commercio all’enogastronomia: un cambio d’identità

Gennaro Capodanno, presidente del Comitato Valori Collinari, descrive un quadro chiaro e amaro: il Vomero non è più il punto di riferimento commerciale di una volta. Le storiche attività, molte delle quali tramandate da generazioni, stanno scomparendo una dopo l’altra. Al loro posto si moltiplicano locali dedicati alla ristorazione, segno di una trasformazione che risponde sì a nuovi stili di consumo, ma che ridisegna l’identità economica e sociale del quartiere.

Il problema non è soltanto economico. La perdita del commercio di vicinato incide sul senso di comunità, sulla qualità della vita urbana e sull’equilibrio tra spazi pubblici e privati. In via Luca Giordano, un tempo cuore pulsante del commercio vomerese, l’ultima chiusura riguarda una storica attività di calzature, emblematica di un fenomeno che si ripete da tempo.

Viabilità, cultura e turismo: un declino che si intreccia

Alle difficoltà economiche si sommano i problemi di mobilità. La pedonalizzazione di alcune arterie principali – come via Scarlatti, via Luca Giordano e parte di piazza degli Artisti – non è stata accompagnata da un piano adeguato di parcheggi o da un rafforzamento del trasporto pubblico. Di conseguenza, chi arrivava da fuori quartiere ha progressivamente rinunciato a frequentarlo, anche a causa delle tariffe elevate dei pochi parcheggi privati disponibili.

Capodanno sottolinea anche la scomparsa di attività culturali e di intrattenimento, con la chiusura di librerie e sale cinematografiche che un tempo contribuivano a definire il profilo colto e vivace della collina napoletana. Sul piano turistico, infine, la mancata valorizzazione di luoghi come la Certosa di San Martino e la Villa Floridiana, che potrebbero fungere da attrattori naturali, rappresenta un’occasione mancata per rilanciare l’immagine del quartiere.

La legge regionale n. 11 del 2014, nata per tutelare le botteghe storiche, resta in gran parte inapplicata: a Napoli le attività riconosciute sono appena venticinque, di cui solo nove ultracentenarie. Un dato che stride con quello di città come Milano, dove l’elenco ufficiale conta oltre seicento esercizi.

Un patrimonio da difendere

Il Vomero attraversa una fase delicata, ma non irreversibile. La memoria commerciale del quartiere resta viva nei racconti dei residenti e nelle insegne che resistono al tempo. Resta ora da capire se le istituzioni sapranno restituire senso e prospettiva a un territorio che ha dato molto all’identità urbana di Napoli e che, ancora oggi, conserva un potenziale straordinario per rinascere.

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