Parlare ad alta voce con i giovani: quando la salute diventa dialogo
Da Redazione
Novembre 14, 2025
Nella Sala Pignatiello di Palazzo San Giacomo, a Napoli, si è tenuta la presentazione del libro-saggio di Immacolata Capasso, “…E se parlassimo un po’, ragazzi?”, pubblicato da Guida Editore. Un evento che ha unito istituzioni, scuola e sanità intorno a un obiettivo condiviso: restituire ai giovani la possibilità di parlare apertamente di salute, emozioni e responsabilità verso sé stessi e gli altri.
La voce di una professionista che sa ascoltare
Immacolata Capasso, già direttrice dell’Unità di Senologia Preventiva dell’Istituto Tumori di Napoli – Fondazione Pascale – e giornalista pubblicista, ha scelto di rivolgersi direttamente ai ragazzi. Il suo libro non è un manuale, ma una conversazione: un invito a confrontarsi sui grandi temi della crescita, della cura di sé e del rispetto del proprio corpo. La dottoressa Capasso unisce la precisione del medico alla sensibilità di chi conosce il mondo giovanile, costruendo un linguaggio che non impone ma accompagna, che non spiega dall’alto ma invita al confronto.
L’opera si inserisce nel percorso che da anni la Capasso porta avanti, basato sulla “pedagogia dell’ascolto”: un metodo che valorizza la parola dei giovani, le loro domande, le paure spesso taciute. È proprio da queste esperienze, nate nei tanti incontri di informazione nelle scuole, che è scaturita l’idea del libro.
Le istituzioni accanto ai giovani
Alla presentazione hanno partecipato il sindaco e gli assessori alla Salute, all’Istruzione e al Verde, sottolineando come oggi sia urgente ritrovare una connessione autentica con le nuove generazioni. In un’epoca in cui si parla tanto di comunicazione, ma si ascolta poco, il progetto della Capasso restituisce spazio e valore al dialogo.
Il Comune di Napoli, insieme all’Ufficio Scolastico Regionale e alla Curia, distribuirà gratuitamente il volume nelle scuole, trasformando questa pubblicazione in uno strumento educativo accessibile a tutti. L’obiettivo è chiaro: aprire una finestra di fiducia tra adulti e ragazzi, riportando la salute al centro del discorso collettivo, non come imposizione, ma come diritto e responsabilità condivisa.
Il libro rappresenta così un ponte tra scienza e umanità, tra conoscenza e partecipazione. Parlarne nelle aule, nelle famiglie, nelle farmacie o nei centri civici significa dare voce ai giovani e ricordare che la salute, prima ancora di essere una materia, è una relazione che va coltivata.
Redazione
