Alluce valgo: comprendere davvero cosa succede al piede, da dove nasce il dolore e come si evolve nel tempo
Da Redazione
Novembre 13, 2025
Quando si parla di alluce valgo, spesso si immagina soltanto una deviazione dell’alluce verso le altre dita, come se fosse un semplice problema estetico o un inestetismo fastidioso. In realtà, ciò che accade è molto più complesso, perché dietro quella curvatura evidente si nasconde un cambiamento strutturale del piede che coinvolge ossa, legamenti, muscoli e persino il modo in cui la persona cammina. Non è un disturbo improvviso: l’alluce valgo nasce lentamente, attraverso piccoli segnali che spesso vengono ignorati, fino a trasformarsi in qualcosa di più evidente e doloroso.
La prima cosa che bisogna capire è che la deformità non riguarda soltanto l’alluce: l’intero avampiede modifica la sua biomeccanica. L’osso metatarsale si sposta verso l’interno, mentre l’alluce devia verso l’esterno, creando quell’angolo caratteristico che porta a una prominenza del primo metatarso. Questa prominenza, che molti chiamano “cipolla”, non è un semplice rigonfiamento della pelle, ma la conseguenza di un disallineamento osseo che cambia la distribuzione del peso durante il passo.
L’origine dell’alluce valgo è multifattoriale. A volte deriva da una predisposizione genetica, in altri casi è il risultato di anni di calzature inadatte, troppo strette o con punta affusolata. Anche i tacchi alti giocano un ruolo significativo, perché spostano il peso sull’avampiede e aumentano la pressione sul primo metatarso. Con il tempo, legamenti e muscoli perdono tono, favorendo la deviazione.
Dolore, segnali e conseguenze sulla postura
Uno dei primi segnali è un dolore sottile, localizzato nella parte interna dell’avampiede. Non è un dolore acuto, ma un fastidio persistente che compare dopo giornate intense o scarpe strette. Con il tempo può trasformarsi in bruciore, fitte o rigidità mattutina. Il dolore non deriva solo dalla deformità, ma dall’infiammazione dei tessuti che cercano di adattarsi alle nuove forze meccaniche.
Quando l’alluce devia maggiormente, le altre dita modificano la loro posizione: il secondo dito può accavallarsi, oppure si può creare un sovraccarico sul secondo metatarso con callosità dolorose. La perdita di stabilità del piede incide su ginocchia, anche e colonna, generando disturbi posturali che molti non collegano immediatamente all’alluce valgo.
La pelle sopra la prominenza ossea tende a irritarsi, si formano arrossamenti e gonfiori, fino a borsiti piene di liquido nei casi avanzati. La persona sceglie calzature più morbide, sacrificando spesso la stabilità pur di ridurre il dolore. Tuttavia, senza un supporto adeguato, la situazione può peggiorare nel tempo.
Gestione, trattamenti e scelte quotidiane
Molte persone si chiedono se l’alluce valgo possa regredire spontaneamente: la risposta è no. Una volta che la struttura ossea cambia, non torna indietro senza un intervento correttivo. Tuttavia, esistono strategie utili a migliorare la qualità della vita e rallentare l’evoluzione. Gli esercizi di rinforzo aiutano a recuperare la funzionalità dei muscoli dell’arco plantare, mentre gli allungamenti riducono la tensione.
Le ortesi – come distanziatori in silicone o plantari su misura – non correggono la deformità ma redistribuiscono il carico e limitano l’irritazione. Sono preziose nelle fasi iniziali o per chi non desidera ricorrere alla chirurgia. L’intervento chirurgico moderno è meno invasivo rispetto al passato, con tagli minimi e recupero più rapido, ma resta una scelta da valutare quando il dolore compromette la vita quotidiana.
La gestione quotidiana è fondamentale: scarpe con punta ampia, suola stabile e tacco contenuto evitano pressioni inutili. Alternare posture, camminare su superfici morbide, idratare la pelle e curare le callosità sono gesti che migliorano la sensazione durante la giornata. L’aspetto più importante è ascoltare ciò che il piede comunica: un alluce che inizia a deviare è un segnale di cambiamento dell’equilibrio corporeo. Gestirlo presto significa preservare una camminata fluida e una postura stabile.
Redazione
