Napoli accelera sulla PA digitale: con IBM una piattaforma dei servizi più semplice, integrata e sicura
Da Redazione
Ottobre 07, 2025

Una collaborazione strutturale, non uno slogan. L’intesa tra Comune di Napoli e IBM mette in campo tecnologie e metodo per trasformare l’erogazione dei servizi pubblici, con un’architettura dati moderna, strumenti di intelligenza artificiale governata e canali d’accesso unificati. La cornice è quella del PNRR; l’obiettivo, dichiarato dal sindaco Gaetano Manfredi, è portare la macchina amministrativa a dialogare con cittadini e imprese con tempi certi, procedure leggibili e controlli più rapidi.
Dati che restano dove sono, servizi che arrivano dove servono
Il cuore tecnico dell’accordo è una piattaforma omnicanale: un’interfaccia unica – web e mobile – per prenotare appuntamenti, ricevere notifiche, consultare documenti, presentare istanze. Dietro, una “federazione” dei dati che evita duplicazioni e copie incontrollate: grazie alla soluzione IBM watsonx.data, i dataset restano nei rispettivi domini e vengono orchestrati in modo sicuro, con politiche di accesso coerenti e journaling delle operazioni. Il Comune, in parallelo, aderisce alla Piattaforma Nazionale Dati (PDND) per scambiare informazioni con altre amministrazioni, riducendo la richiesta di certificati ai cittadini e abilitando verifiche automatiche su anagrafe, tributi, titoli edilizi, pagamenti.
Questo disegno, se implementato con cura, scioglie tre nodi storici: la frammentazione degli sportelli, l’opacità dei procedimenti e l’assenza di indicatori operativi in tempo reale. Con cruscotti di monitoraggio e log applicativi, la Direzione sistemi informativi potrà seguire carichi di lavoro, colli di bottiglia e livelli di servizio, intervenendo prima che l’arretrato si trasformi in emergenza.
Dall’AI di dominio ai casi d’uso: si parte dall’edilizia (CILA)
Il primo banco di prova riguarda un processo ad alto volume: la verifica delle pratiche CILA. L’AI, addestrata su schemi e regolamenti comunali, esegue controlli formali e coerenza documentale, segnala incongruenze, propone liste di integrazioni, precompila verbali di sopralluogo. L’istruttore mantiene la responsabilità della decisione, ma evita passaggi ripetitivi e dispersioni di tempo. È la differenza tra “automatizzare” e aumentare il lavoro pubblico: l’algoritmo non sostituisce, concentra l’attenzione umana dove davvero serve.
La stessa logica è scalabile ad altri ambiti: SUAP e commercio (scia, subentri, occupazioni suolo), welfare (istanze contributive con incrocio di banche dati), tributi locali (allineamenti e avvisi digitali), cultura e sport (bandi, graduatorie, assegnazioni). Per ciascun dominio, IBM Consulting e i team comunali disegneranno workflow tracciabili, con versioning degli atti e firme qualificate integrate, così da coniugare semplificazione e prova digitale a norma.
Sul piano della sicurezza, la piattaforma introduce crittografia pervasiva, segregazione dei ruoli, gestione delle chiavi e audit trail a prova di contestazione. L’approccio “privacy by design” limita la circolazione dei dati personali, applica minimizzazione e consensi granolari, e consente di produrre facilmente il registro dei trattamenti e le valutazioni d’impatto (DPIA) richieste dal regolatore.
Il messaggio politico-amministrativo è trasparente: digitalizzare non equivale a pubblicare un altro portale, ma a riprogettare i processi con interoperabilità, standard e misurabilità degli esiti. Se Napoli porterà a terra questa impostazione, la cittadinanza potrà misurare il cambiamento con indicatori semplici – giorni medi di chiusura pratica, numero di accessi unici, percentuale di istanze gestite end-to-end online – e con un beneficio quotidiano: meno code, meno carte, più certezza del quando e del come.
Le parole di Manfredi – “amministrazione moderna, trasparente, efficiente” – e quelle dell’AD di IBM Italia Alessandro La Volpe – “innovazione aperta e affidabile” – fissano l’asticella. Ora la sfida è di esecuzione: governance, formazione del personale, assistenza agli utenti, manutenzione evolutiva. È qui che un progetto tecnologico diventa politica pubblica concreta, capace di incidere sulla qualità della vita e sulla competitività di un territorio.
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